Sweet home Venezuela

Le proteste in Venezuela hanno avuto decisamente poco spazio sui quotidiani italiani: l’apice tanto per intenderci è stato raggiunto quando ad essere uccisa è stata una Miss venezuelana. Parlandone con un amico ora residente in Venezuela ci siamo entrambi stupiti della faciloneria con cui alcuni argomenti sono stati liquidati dai media, senza lasciare spazio a quelle sfumature necessarie per comprendere fino in fondo un fenomeno. Come se il mondo fosse bianco/nero e ci venisse indicato un buono per cui tifare, anche quando non è del tutto buono. O proprio per nulla.
Questo amico ha deciso di scrivere una lettera per provare a spiegare non le grandi lotte tra bene e male ma la semplice complessità della vita di tutti i giorni, lontana dalla propaganda e dalle ideologie, in cui il problema vero, in fin dei conti, finisce con l’essere la carta igienica.

Ciao Giulio,

ti scrivo perché sono incazzato e ti chiedo scusa in anticipo per il linguaggio. Incazzato con la massa di pseudo-comunisti ed intellettuali di sinistra che parlano della situazione in Venezuela per partito preso, sbandierando quegli ideali che  questa “Revolucion” non incarna, ma anzi calpesta ogni volta se ne presenti l’opportunità.

Parto dall’inizio. Dal 2011 sono tornato in Venezuela, dopo aver vissuto per tanti anni in Italia. Ogni volta che torno in Italia mi accordo di quanto sia stereotipata la visione che voi avete di questo Paese. E’ impressionante cosa riescano a fare due palme di cocco, una spiaggia dall’acqua color turchese e delle belle ragazze all’immaginario collettivo visto che la frase che mi sento dire ogni volta che metto piede in Italia è: “Chi te l’ha fatto fare”; e quando riparto: “Beato te”. Non vi sbagliate, le palme con i cocchi ci sono, le spiagge meravigliose anche e le ragazze…beh sono semplicemente PAZZESCHE! E ti dirò di più: il prezzo della benzina è regolato e sussidiato dallo Stato, attualmente il litro della benzina più cara (95 ottani) costa 0,095 BsF che al cambio ufficiale con il dollaro equivale a 0.02 USD.

Però il Venezuela non è solo questo, perché altrimenti potresti pensare che solo una marea di lobotomizzati potrebbe scendere in piazza per protestare davanti a cotanta abbondanza. I motivi delle proteste degli ultimi giorni sono essenzialmente tre.

Il primo è la “Inseguridad”, ovvero la mancanza di sicurezza. La violenza qui in Venezuela ha raggiunto livelli spaventosi, pensa che il governo ha smesso di pubblicare (censura bella e buona) cifre sugli omicidi da ben 10 anni. I dati ai quali mi riferisco provengono da un’ONG, “Observatorio Venezolano de Violencia”, al quale non posso accedere se non tramite utilizzo di proxy (alla faccia della libertà di espressione tanto decantata da questo governo, provate a questo link: Observatorio Nacional de Violencia).  Anche facendo un calcolo approssimativo e conservativo, le morti violente nel  2013 sono state 24.763, che corrispondono ad una media di circa 79 omicidi ogni centomila abitanti.  Tanto per fare un confronto con la pericolosissima Italia, nel 2013 questo indicatore presenta un valore inferiore a 1.

L’Inseguridad però non è dovuta sola agli omicidi, perché ci sono furti, sequestri, aggressioni, truffe ecc, ma ciò che desta più preoccupazione sono gli stupri, pratica ormai consolidata in questo paese. Per esperienza personale ti posso dire che ai miei genitori, nella città di Caracas, hanno rubato 8 auto nell’arco di 20 anni, due dei furti con pistola puntata alla tempia. Uno dei veicoli è stato ritrovato dalla polizia e l’altro recuperato da mio padre dopo aver pagato una sorta di riscatto ai malviventi. Ho subìto personalmente dal 2011 ad oggi due furti in casa, che più che furti sembravano traslochi, fatti alla luce del giorno nell’indifferenza generale. Penso sinceramente che non esista una degna statistica di questi fatti dato che le persone (me compreso) non denunciano mai i furti dato che, come puoi intuire, c’è una totale mancanza di fiducia negli organi di polizia e nello Stato in generale. Ti potrei fare un’infinità di esempi su cosa sia basata questa mancanza di fiducia ma è meglio passare oltre.

Il secondo motivo delle proteste è la “Escasez”, sostanzialmente la scarsità di molti beni di prima necessità. Non posso dire che con il governo di Chavez si stesse bene, ma ti posso assicurare che “El Comandante”, con il suo indiscusso carisma, riusciva a tamponare benissimo la carenza di beni, con lui al timone la nave barcollava ma non affondava. Ti poteva mancare lo zucchero per un paio di settimane ma in poco tempo si ritornava ad una relativa calma. Lo stesso discorso vale per gli altri beni tranne che per l’olio di mais (il più utilizzato per friggere il tipico piatto venezuelano de la “arepa”) che sinceramente non ho più visto. Maduro (anzi Maburro, dove “burro” sta per asino) non ha né la stesso carisma né la stessa capacità di gestire le situazioni critiche. Ti sembrerà assurdo ma qui si fanno ore di fila al di fuori dal supermercato, sole cocente o pioggia bollente che sia, quando arrivano i seguenti prodotti: farina di mais precotta (per fare le arepas, senza queste il venezuelano non può stare), zucchero (che scarseggia nonostante siamo un Paese produttore di canna da zucchero), carta igienica (e ti accorgi quanto sia preziosa solo quando manca), olio commestibile di qualunque natura, sapone per farsi la doccia, latte, lamette da barba, dentifricio, pannolini, detersivi in generale, pollo “regulado”, vitello “regulado”, caffè (anche di questo siamo produttori, eppure…) e sicuramente mi sfugge qualcos’altro, ma penso sia una lista sufficientemente lunga.

Ti può tranquillamente capitare di arrivare dentro al supermercato e ricevere la brutta notizia: è finito/a. E non pensare nemmeno che questi prodotti arrivano tutti insieme lo stesso giorno. Possono anche passare mesi da una consegna all’altra e non sto parlando di piccoli alimentari sperduti in paesini lontani dalla civiltà, nel mio caso ti parlo della città di Barquisimeto, una delle più importanti del paese.

Chiunque dica che non si fanno le file ai supermercati mente. Non puoi capire quanto mi incazzi a leggere quello che scrivono tutti quei pseudo-intellettuali di sinistra e “gran conoscitori” del Venezuela in Italia, che non è vero e che si trova di tutto. Ne ho fatte talmente tante di code (se vuoi ho parecchie foto) che mi verrebbe voglia di farle fare a loro, e non garantisco la loro incolumità. Agglomerati di gente in fila indiana rappresentano per i “malandros” (così vengono comunemente chiamati i delinquenti) occasioni da non perdere e spesso anche senza l’intervento della criminalità queste file sfociano in scazzottate e minacce complice la stanchezza e la diffusa “viveza” o furbizia cattiva di alcuni venezuelani, in nessun modo collegata al loro ceto sociale, ideologia politica o etnia.

Perché mancano questi beni? La risposta a questo quesito è estremamente complessa ma rispecchia a pieno la situazione attuale in cui è piombato il paese. Il Venezuela importa circa l’80% dei beni, praticamente non produciamo niente e anche qui le cause sono molteplici ma ne cito alcune a scopo illustrativo:

1) “Exproprio” Il governo ha fatto razzia di aziende private (1.168 dal 2002 al 2012 secondo Conindustria, l’equivalente di Confindustria in Italia), togliendole dalle mani di privati speculatori e “restituendole” al popolo, principalmente nel settore edilizio, agroindustriale, del petrolifero, commerciale e alimentare. Il rendimento di queste aziende espropriate è fondamentalmente, senza mezzi termini, una merda;

2) “Precios Regulados”, i prezzi regolati dovrebbero rappresentare un bene per il popolo ma non qui in Venezuela dove l’inflazione corre “a pasos de gigante”, tanto per citare uno dei tanti slogan cari al mitico Chavez per descrivere la sua “Revolucion”.
3) “Inflacion” pari al 56,2% nel 2013 stando ai dati ufficiali, ma secondo il mio modesto parere (e non penso di scandalizzare qualche venezuelano) supera tranquillamente l’80%.

4) “Control Cambiario”, come ti avevo accennato precedentemente esiste un regime di controllo sulla divisa. In parole povere lo stato stabilisce un tasso di cambio del Bolivar Fuerte (moneta nazionale) con il dollaro americano. La persona o azienda che voglia accedere ai dollari deve fare richiesta al governo, l’iter burocratico è abbastanza complesso. Data la spudorata corruzione e l’elevato debito pubblico, la liquidità di dollari è diminuita parecchio, non permettendo più ad aziende private di accedere ai fondi al tasso ufficiale. Si ricorre quindi al mercato parallelo, comunemente denominato “negro”, dove alla data di oggi il dollaro americano si trova intorno ai 100 BsF mentre il tasso ufficiale è fermo a 6,30 BsF. Tutto ciò rende l’importazione e la conseguente vendita al pubblico praticamente proibitiva.

Il terzo motivo di protesta sono i molteplici “Apagones” o blackout, durante i quali si paralizza praticamente tutto, enti pubblici e privati, aziende e commercio. Il servizio elettrico nazionale è interamente gestito da un’unica compagnia, Corpoelec,  che si occupa della produzione e trasmissione dell’energia elettrica. I blackout di questa compagnia statale sono frequenti e possono superare le 24 ore. Le cause principali sono il pietoso stato in cui si trovano le strutture per la produzione e la trasmissione dell’energia  anche se, come spesso capita, Corpoelec trova sempre un capro espiatorio per giustificarsi: si va dal più paranoico sabotaggio americano fino ad arrivare ad una pittoresca iguana che si mangia i cavi.

Questa è la situazione a grandi linee. Tutti quelli che non ci credono possono tranquillamente venire a vedere con i loro occhi, li ospito a casa mia. A patto che si portino la carta igienica.

Gli sproloqui di Grillo legittimano Renzi

Il fatto stesso che Grillo si sia presentato di persona all’incontro con Renzi indica la sua sconfitta. Per due motivi. Avrebbe potuto mandare qualcun’altro, come aveva fatto con Bersani prima e Letta poi. Più semplicemente avrebbe potuto non andarci, scelta questa più coerente (e anche condivisibile) con la decisione di non andare da Napolitano per non legittimare queste consultazioni “farsa”.

Invece si è presentato all’incontro con Renzi perchè quasi 21mila persone gli hanno chiesto di andare, nonostante il Guru fosse contrario. Ci è andato ma a modo suo, cercando di calcare il palcoscenico (quello negatogli da Fazio a Sanremo) e guadagnare un po’ di spazio televisivo (quello che si è negato da solo). I voti a favore del confronto hanno quindi vinto, ma Grillo ha vanificato il tutto comportandosi di fatto come se avessero vinto i voti contrari. L’ennesima dimostrazione di avere a che fare con un vetero fascista, furbo però nel dare un alone di democrazia alle sue scelte e sostenuto dal popolo bue del web che glorifica le sue epiche gesta.

Se Grillo è riuscito ad ottenere un risultato da questa sua ultima sproloquiata in diretta streaming è stato quello di convincere quelli (tra cui il sottoscritto, purtroppo) che hanno storto il naso all’idea dell’ennesimo governo di larghe intese deciso a tavolino ad appoggiare (seppure a malincuore) Renzi. Perchè se l’alternativa è questa…